la libertà non ha appartenenza, è conoscenza, è rispetto per gli altri e per sé

"Chi riceve di più, riceve per conto di altri; non è né più grande, né migliore di un altro: ha solo maggiori responsabilità. Deve servire di più. Vivere per servire"
(Hélder Câmara - Arcivescovo della Chiesa cattolica)

lunedì 31 dicembre 2007

La pubblicità televisiva che ruba il nostro tempo

Lunedì, 31 Dicembre 2007

La pubblicità televisiva che ruba il nostro tempo

Magari è sera, siamo stanchi, ma anche desiderosi di vedere in televisione quel film che potrebbe farci rilassare, sono le ore 21,00, 90 minuti di proiezione e alle 10,30 potremmo, con la mente un po’ più leggera, andare a riposare e prepararci così alla prossima giornata di lavoro, oppure potremmo proseguire la lettura di un libro. Potremmo, ma non accade: se vogliamo proprio vedere quel film per intero ci toccherà attendere almeno le 23,30-23,45, c’è la PUBBLICITÀ.

Per la sola fascia serale abbiamo impiegato-perso più di un’ora del nostro tempo; moltiplicate per i giorni della nostra vita, moltiplicate per i milioni di telespettatori e capirete che alla pubblicità televisiva paghiamo ben più della sola componente pecuniaria sul prezzo finale dei prodotti. Paghiamo migliaia di ore della nostra vita, paghiamo con le nostre energie, in modo coatto, compreso il volume audio che si impenna, per bombardarci meglio, più efficacemente. Non mi pare una situazione normale, sebbene normalmente accettata.

La pubblicità sulla carta stampata la puoi saltare, le puoi dare una sbirciatina magari, mai potrà bloccare, rimandare, la lettura del pezzo che ti interessa. In TV no, lì padrone del tuo tempo non sei tu. Certo, puoi sempre rinunciare a guardare il programma, ma non sarebbe la stessa cosa.

Mi direte, ovviamente, che senza la pubblicità non ci sarebbe nemmeno il programma televisivo. Non so se questo possa essere ritenuto vero in assoluto, possiamo però sempre sforzarci di ideare alternative: potrebbero esserci canali, o spazi (non all’interno di altri programmi), dedicati alla pubblicità-esposizione-conoscibilità dei prodotti, forse anche strisce, parti di schermo, su cui far comparire scritte pubblicitarie (ovviamente senza audio connesso), … tutto quello che vi/ci verrà in mente, ma rifiutiamo l’idea che qualcuno possa prendere il nostro desiderio di conoscenza/curiosità/voglia di svago, in ostaggio, chiedendo come riscatto il nostro tempo, la nostra attenzione forzata. Questo è proprio inaccettabile.

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domenica 25 novembre 2007

Rai Mediaset - Il Presidente della Repubblica, il dito, la luna

Domenica, 25 Novembre 2007

Rai Mediaset - Il Presidente della Repubblica, il dito, la luna

Un’inchiesta giornalistica fa emergere, con rinnovata chiarezza, che il sistema dell’informazione di massa, in Italia, langue in una condizione vergognosa (non so se ricordate i passati inviti di Carlo Azelio Ciampi ai giornalisti affinché tenessero la schiena diritta), un ganglo vitale dell’apparato democratico del Paese è al disfacimento, per di più infetta, inquina tutti gli altri, dato il peculiare ruolo che svolge.

Ebbene, il nostro attuale Presidente della Repubblica pare non trovi di meglio che preoccuparsi per il “segreto istruttorio” (che in realtà è oggi “segreto investigativo”, disciplinato dall’art. 329 cpp, oltretutto, nel caso in questione, non più operante, da quello che è dato sapere, essendo state chiuse le indagini preliminari), mi sarei atteso altro, e spero ancora che sia altro a caratterizzare la sua azione a riguardo, ma per ora dobbiamo subire, purtroppo, l’ennesimo “ABBASSARE I TONI”.

Dobbiamo continuare a non disturbare i manovratori, sanno loro che cosa è giusto fare e farci sapere, e poi, comunque, … “libera volpe in libero pollaio”!! Provate ad indovinare chi fa la parte dei polli.

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venerdì 23 novembre 2007

Il centro sinistra che non ha saputo difendere i cittadini, suoi elettori e non

Venerdì, 23 Novembre 2007

Il centro sinistra che non ha saputo difendere i cittadini, suoi elettori e non

In questi anni di berlusconismo si è verificato lo scempio di considerevoli fette di democrazia, ognuno, riflettendoci, potrà stilare un suo elenco.

Personalmente ricorderei l’informazione, la giurisdizione con il principio cardine per cui la legge è uguale per tutti, la solidarietà tra le classi sociali (abbiamo invece visto il potere di acquisto delle categorie sociali a reddito fisso, e basso, sgretolarsi, a vergognoso vantaggio di chi può imporre i prezzi, fino a quello del pane - trattative estenuanti per i rinnovi contrattuali che spuntano alla fine qualche decina di euro, ovviamente “spalmati”, vanificate da un tratto di pennarello su un cartellino del prezzo), la satira, la memoria ed i valori delle origini della Repubblica, il senso del limite, della decenza, del buon gusto.

I nostri politici del centro sinistra, ai quali tanti hanno affidato di essere argine alla barbarie, che hanno fatto?

Per sintetizzare, pennellare quasi il loro comportamento, con tratto impressionista, ricorderei una loro frase, abusata, strausata, messa in qualsiasi salsa e pietanza, ancor oggi: “Occorre abbassare i toni”.

E mentre loro abbassavano i toni a noi venivano calate le brache, con quanto di spiacevole ne può conseguire.

Altro che bicamerali e …, nei confronti di coloro che hanno umiliato una Nazione occorreva battere i pugni, e non partecipare al teatrino della normalità politica, quando di normale non c’era proprio nulla. Un conto è la prudenza istituzionale, altro l’inadeguatezza.

?Continuerete ad abbassare i toni e a non far uscire quella voce forte e chiara che chiama i fatti con il loro nome, così partecipando all’istupidimento della nostra gente?

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domenica 18 novembre 2007

Università - numero chiuso

Domenica, 18 Novembre 2007

Università - numero chiuso

Il numero chiuso all’Università è, per la cultura dei diritti civili, un pauroso salto all’indietro, nega il diritto alla formazione professionale (ma non alle caste), è un rigurgito di feudalesimo.

Rendiamo rigoroso e selettivo lo studio e non affidiamo ad una cabala, spesso pilotata, come di recente appurato (ma mai nessuna aveva dubitato che funzionasse diversamente!), il futuro dei nostri professionisti e della Nazione. Ed ancora, quanti, con mediocri risultati negli iniziali corsi di studio, si sono poi rivelati ottimi medici, ingegneri, avvocati, fisioterapisti …

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domenica 11 novembre 2007

La Mafia che controlla il territorio

Grande criminalità: brevi considerazioni, e una proposta.

Vasti territori della Repubblica sottratti alla sovranità dello Stato, le persone che vi abitano in soggezione della criminalità organizzata, nella quotidianità del loro vivere. Siamo ormai abituati a considerare ciò una situazione normale, o quasi, ma non lo è, non può esserlo.

In queste regioni la lotta tra i malavitosi e le istituzioni non è quella fisiologica delle società industrializzate, ma quella primordiale per il controllo del territorio, e lo Stato lo ha perso, ha abbandonato milioni di suoi cittadini in balia di feroci criminali, così come sono abbandonati i rappresentanti delle Istituzioni, anch’essi cittadini lì residenti.

Se la situazione non è ordinaria, non lo possono neanche essere gli strumenti da approntare per combatterla.

Qualsiasi persona che sia espressione

dell’apparato pubblico, della legalità statuale, sia esso alto magistrato, generale, guardia carceraria o impiegato della Questura, con quale spirito di indipendenza e di imparzialità potrà mai operare? I malavitosi sanno dove lui vive con i suoi cari, dove va a scuola la figlia, dove viene parcheggiata l’auto, dove c’è la casa da bruciare. E non sono criminali qualsiasi; se uno di questi dicesse loro un giorno, ad es., “ho visto i suoi figli, dottore, creature piene di salute …”, frasi innocenti, per ricordare (ma non ce n’è bisogno) come ogni suo affetto, bene, sia nella loro piena disponibilità di annientamento.

E vengo al punto: la migliore legislazione contro questa malavita non potrà risultare vincente, a mio avviso, finché gli uomini delle istituzioni, per primi quelli posti nei ruoli più marginali, ma con accesso a luoghi “sensibili” (si pensi agli impiegati di un tribunale, di un carcere, ai poliziotti, ai carabinieri) saranno esposti alla coabitazione ambientale di cui ho sopra detto; non potranno tutelare la legalità a vantaggio di tutti, non potendo tutelare neanche se stessi.

Che fare, allora? Si potrebbe ipotizzare che tutta una serie di apparati dello Stato (quelli preposti ai vari controlli, forze dell’ordine, ispettori del lavoro etc.) siano formati da personale non residente, senza cognome, solo un nome e una matricola identificativa: arrivano sul posto, vivono in alloggiamenti protetti, alternano un intenso periodo di operatività ad un equo e ristoratore periodo di riposo, nella loro casa lontana, e comunque non conosciuta. Funzionari dello Stato anonimi, come sono anonimi coloro che, mascherati, operano nei reparti speciali delle varie polizie, persone motivate che devono avere e sentire dietro di loro uno Stato presente, che ha come priorità assoluta quella di riprendere il controllo del territorio, primo fattore sintomatico di una identità statale.

Il tutto senza badare a spese, ovviamente. Ma del resto, quanto costa al nostro Paese la mafia, la camorra, la sacra corona unita, in termini economici, sociali e politici? E quanto vale la qualità di vita dei nostri sfortunati concittadini, costretti a vivere sotto questi vergognosi gioghi? E che pericolo di infezione rappresenta questo bubbone in seno alla Nazione?

A proposito, non vi sembra che sulla criminalità organizzata ci sia oggi un grande silenzio, dovessimo ancora una volta scoprire che la mafia non esiste?

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