Mer. 10.03.2010 - Dal sito "AgoràVox" (10.03.2010).
" C’è un aspetto nell’autodifesa del Presidente della Repubblica che, mi pare, nessuno ha analizzato con la dovuta severità, perché tutti - compreso questo blogger - sono stati travolti dallo tsunami di illegalità introdotta dal DL sulle regionali. E’ come un thriller: una volta scoperto l’assassino, le ultime pagine che descrivono i collegamenti mancanti si scorrono via senza tanta attenzione. Ormai il caso è risolto.
Nella sua lettera pubblica (ed irrituale, anche se non è la prima volta) Napolitano, una volta spiegati i motivi della sua firma su quel nero foglio di carta, sembra ricordare le ovvietà sulla sua funzione "di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale". Le solite cose. xxx
xxx Invece, rileggendola, quella lettera contiene più di un accenno a fatti sconvolgenti. Il Presidente parla di "un teso incontro giovedì sera" con Berlusconi: "La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni" che, denuncia, "ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali". Napolitano infine ammonisce Berlusconi a rispettare "costantemente le funzioni e i poteri" del Capo dello Stato.
Attenzione a quattro termini usati uno dietro l’altro dall’uomo che si è sempre distinto per il suo equilibrio: "teso", "gravi", "serie" e "poteri". Un uso ridondante della grammatica in un momento di tensione, o un messaggio chiaro a qualcuno che deve capire?
Ammettiamo vera la seconda ipotesi. Cos’è successo al Quirinale (e al telefono, c’è da presumere), tanto che il consiglio dei ministri - indetto per il tardo pomeriggio - è stato più volte rimandato e si è tenuto solo in serata? Di preciso forse non lo sapremo mai, ma - conoscendo ormai troppo bene Berlusconi - viene un brivido lungo la schiena al solo pensarci.
E’ possibile che, di fronte ai reiterati dinieghi di Napolitano di firmare un testo manifestamente illegittimo, il capo del Governo lo abbia minacciato? Possibile sì, vista la sua arroganza. Possibile sì, visto il suo disprezzo per ogni regola democratica. Possibile sì, visto che il nostro ha bisogno di vincere con tutti i mezzi, tutti, nessuno escluso.
E di che cosa può aver minacciato il capo dello Stato? E’ stato paventato un ricorso anche alla forza, visto che i legami con qualche vertice delle forze armate Berlusconi deve averli sempre, mai interrotti tra i fratelli muratori della loggia P2 di Gelli? Ed è solo un caso che solo poche ore prima il ministro della difesa fosse uscito con quell’affermazione infelice che aveva fatto gridare l’opposizione alla minaccia di una seconda marcia su Roma?
Se disgraziatamente è successo qualcosa di simile, giustamente Di Pietro può gridare al golpe, non perpetrato però dal Capo dello Stato, ma da questi scongiurato, opponendosi tenacemente con tutte le sue forze ad un testo eversivo, e firmando infine un decreto sotto dettatura.
Nei thriller tre indizi fanno una prova. Qualcuno riuscirà mai a spiegarci come sono andate esattamente le cose? "
Condivido l'analisi relativa alle parole di Napolitano. Credo viceversa che non si tratti, semmai, di un golpe sventato da parte del Presidente della Repubblica, piuttosto di un pericoloso suo cedimento all'arroganza sfrontata, non il primo, che può indurre i temerari a ritenere di potersi impunemente continuare a comportare così. Abbiamo fin qui assistito ad un crescendo di spinte prevaricatrici, l'assecondamento dell'una, non ha certo evitato la successiva.
E' la fermezza, ritengo, che potrà portare gli attentatori della Carta costituzionale a fermarsi, oppure a giocare il tutto per tutto, a carte scoperte..., ma, come dice Beppe Grillo, ?gli conviene? xxx
mercoledì 10 marzo 2010
Giorgio Napolitano - ?Il golpe sventato?
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